L’oro verde | IL PISTACCHIO
Io non sono nutrizionista, non sono chef e nemmeno food blogger. Però, quando sento pronunciare la parola pistacchio, davanti agli occhi, mi appaiono quelle distese di sole della Sicilia e della Calabria. L’odore del mare che si fonde con il tatto vellutato dei granelli di sabbia. Paesaggi di rara bellezza e di incontaminata ospitalità. Ed in bocca, lo sgranocchiare lento e gustoso di chi non riesce a smettere di assaporare bontà. Quei sapori e quei posti dell’Italia che il mondo ci invidia e che ci vorrebbe copiare.
Non sono solita raccontare dove vado a mangiare o i posti che amo visitare. Eppure, c’è un luogo che è un luogo dell’anima. Un borgo meraviglioso, affacciato sul mare. Un piccolo presepe incastonato nelle rocce, sopra ad una grotta un tempo lambita dall’acqua e ai piedi di un castello che racconta storie di amori lontani. Amantea, così si chiama la città in Calabria, in provincia di Cosenza. Il suono del nome è dolce, ma deciso. Come quasi tutte le cittadine calabresi, c’è un centro sviluppato attorno al lungomare e c’è il centro storico. Noi oggi saliamo al centro storico. Già lungo le strade che costeggiano il mare si vedono dei cartelloni pubblicitari grandi che catalizzano la nostra attenzione. Il cuore della via principale della parte antica del paese ci porta inevitabilmente lì. Da SICOLI.
Sicoli dal 1937. È una gelateria, è una pasticceria, è un bar. Ma è molto di più. È un mondo di prelibatezze che ci abbraccia e ci coccola. Appena entri, i colori dei prodotti al banco ci ipnotizzano, non riusciamo a staccare lo sguardo e, intanto, sale il desiderio di provarli tutti. Ad accoglierci l’intera Famiglia che gestisce l’attività commerciale. Gli “adulti” e i giovani. Insieme. Sorrisi e battute, si ricordano quello che preferiamo e lo ricordano quando torniamo. È tutto buono. Il bucconotto, tipico dolce calabrese; la spremuta di melegrana; la brioche siciliana e il cioccolato fondente. Perfino il panettone a Natale e la colomba a Pasqua. C’è l’imbarazzo della scelta.
a cura di Vincenzo Russolillo