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La Casa di Miss Italia parla di dolcezza con lo Chef Cascone

La nostra rubrica “Parliamo di dolcezza” diventa un Laboratorio di Gusto a La Casa di Miss Italia.
Lo Chef Pasticciere Antonio Cascone, e il nostro Fofò Ferriere, hanno portato la bontà del dolce partenopeo più tipico nella location che, in questa settimana, ospita le 30 ragazze più belle d’Italia.

Delicato come la bellezza delle Miss finaliste, il babà è un dolce semplice, che piace quasi a tutti, perché non troppo dolce, ma molto profumato e quindi garbato ed elegante nel sapore.
La sua storia è veramente curiosa: come ormai tutti sappiamo, le origini di questo dolce non sono affatto napoletane, sembra sia stato inventato per errore in Polonia, dove lo zar polacco Stanislao Lesczynski, stanco del kugelhupf (dolce tipico polacco) che trovava troppo asciutto, adirato lo prese e lo scagliò contro una bottiglia di rhum, il liquore inzuppò il dolce rilasciando un forte profumo, tanto che lo zar volle assaggiarlo e da allora ne rimase folgorato. 

Il babà non deve essere troppo asciutto, né troppo bagnato, non deve essere né molle né duro, non troppo dolce o aromatico, deve avere un colore dorato, ambrato. L’impasto ha come sua caratteristica l’elasticità che si ottiene solo rispettando i tempi di lievitazione. In sé, la ricetta è semplice e prevede due versioni ben distinte, adottate però solo dalle antiche pasticcerie partenopee, dove oltre alla versione classica, se ne aggiunge una che deriva dalla pasticceria francese dei fratelli Julien, in questo caso il babà è a forma di campana e all’impasto si aggiungono uvetta e zafferano.

A fare la differenza, però, contribuisce anche la bagna a base di acqua, zucchero semolato, miele d’acacia, cannella, scorza d’arancia e limone, rhum bianco.

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Le Vie del Centro a La Casa di Miss Italia

Partiti gli appuntamenti de “Le Vie del Centro” a La Casa di Miss Italia, il partner che, in collaborazione con l’Associazione Puro Gusto, vuole portare a Jesolo, nei giorni del Concorso, una serie di prodotti di eccellenza tipici della Città di Eboli e dei territori limitrofi.

Il primo laboratorio, intitolato “La terra fertile del Gusto“, ha visto una sfilata di bontà campane, in particolar modo una presentazione di prodotti ortofrutticoli della Piana del Sele, molto graditi dai presenti e dalle Miss finaliste del Concorso.

Abbiamo preso parte con piacere a quest’iniziativa di cui questo è solo il primo dei tanti appuntamenti in programma a Jesolo”, dichiara Attilio Astone, Presidente dell’Associazione Puro Gusto, “studiati per portare tra le Miss un messaggio di corretta alimentazione attraverso la degustazione di prodotti sani e genuini

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I grani e gli oli del Bussento a La Casa di Miss Italia

Prima giornata dedicata alle “Terre del Bussento” a la Casa di Miss Italia: in vetrina, nel contenitore “Luoghi e Dintorni” il territorio più a sud della provincia di Salerno e il progetto “Terre del Bussento – paesaggio culturale” illustrato da Nicolangelo Marsicani, olivicoltore e “ambasciatore del gusto” del progetto stesso. 
“Terre del Bussento” è un progetto di promozione territoriale ideato da Cicas Sapri su intuizione del suo presidente Matteo Martino, e si conferma quale presenza delle hospitality firmate Gruppo Eventi. 

Una ghiotta occasione per il salotto dell’hospitality del Concorso, in cui il nostro Fofò Ferriere, ha condotto l’appuntamento parlando di oli, di grani autoctoni e di come questi siano prodotti principi della Dieta Mediterranea.
“Abbiamo fatto conoscere al pubblico di Miss Italia il nostro territorio anche attraverso le bontà enogastronomiche”ha dichiarato Nicolangelo Marsicani.

Protagonisti della serata l’olio extravergine di oliva DOP “Marsicani”, la farina ed il pane di “Terra di Resilienza”, azienda di Morigerati (Sa); il tonno “Ala Lunga” di Aura Cilento, azienda di Palinuro; il pomodorino giallo del Cilento recuperato dal CRA ORT di Pontecagnano (Sa) e, infine, il cappero sotto sale di Sicili.

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A Jesolo Dispensa Italiana presenta “Viaggio di Gusto nella Dieta Mediterranea”

Ormai è noto che la salute passa da una giusta e sana alimentazione, e a renderla più gustosa ci pensa la dieta mediterranea. Lo sa bene il nostro Fofò Ferriere che, oggi, insieme a Patrizia Mirigliani, Patronne di Miss Italia, ha studiato un percorso gastronomico ad hoc per le 30 Miss finaliste.

A La Casa di Miss Italia, Tante vitamine, ma anche carboidrati alla tavola delle Miss che hanno apprezzato le proposte di Fofò, partendo dai legumi alla cilentana, misticanza di verdure, crudités (finocchi con succo d’arancia, rondelle di carote), verdure grigliate e al vapore, riso all’ortolana, pasta al pomodoro e frutta fresca di stagione.

Tanti colori per altrettanti sapori diversi hanno saziato anche gli occhi di tutti i presenti perché, come affermato dallo stesso Fofò “la biodiversità e la qualità, oltre alla profonda conoscenza degli alimenti, sono il tris vincente per una cucina capace di fare bene al corpo e al cuore”.

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Chef Rugiati: “La mia MissItalia Chef dovrà sapersi mettere in gioco”

La Casa di Miss Italia ospita l’inedito format “MissItalia Chef”, una produzione Gruppo Eventi che trae spunto da un’idea di Vincenzo Russolillo che, già nelle precedenti edizioni del Concorso, aveva fatto confrontare le Miss nella gara culinaria “Miss ai Fornelli”.
Il concorso nel concorso, novità dell’edizione 2017, che assegnerà la prima fascia di MissItalia Chef, andrà in onda su La7 il 6, 7 e 8 settembre, in daytime, alle 14.15.
La conduzione è affidata allo Chef Simone Rugiati, protagonista del pomeriggio di La7 con “Cuochi e fiamme”, che cercherà di comprendere la dimestichezza con la cucina delle 30 Miss finaliste. Le ragazze in concorso, oltre a gareggiare per la fascia in palio, avranno anche l’occasione per raccontare le proprie esperienze ai fornelli e le tradizioni gastronomiche delle regioni di appartenenza, ricevendo in cambio i preziosi consigli dello chef.
Il programma mira anche a veicolare un messaggio di sana e corretta nutrizione per combattere le diete sballate e riscoprire i valori della buona cucina italiana declinati al femminile perché, come dichiarato in un’intervista dalla stessa Patron del Concorso, Patrizia Mirigliani: Le donne hanno lasciato troppo spazio ai cuochi. Vogliamo restituire alle signore in cucina tutto l’appeal che hanno sempre avuto dimostrando che una chef può essere seduttiva, intrigante e soprattutto dotata di grande capacità nella elaborazione di ricette e speciali manicaretti”.
Durante le registrazioni del programma a La Casa di Miss Italia, abbiamo incontrato lo chef Rugiati che ha sfidato le Miss in gare di abilità, degustazione e cucina di piatti tipici e gli abbiamo chiesto:

Cosa pensi di quest’esperienza? Come sono andate le Miss?
È andata molto meglio di quanto credessi: tra le 30 finaliste del Concorso ho trovato ragazze che se la sono cavata abbastanza bene, perché appassionate e, come dico sempre, la passione è la base, è il minimo per districarsi in cucina. Tante, prima di cominciare, dicevano di non saper stare tra i fornelli ma se ci pensiamo, alla fine, ogni giorno tutti ci troviamo a fare i conti col nostro “talento” in cucina: facendo almeno colazione, pranzo e cena, è inevitabile cucinare almeno un po’.

Ti sei divertito?
Sì, molto. Del resto in tutte le cose che faccio, cerco sempre di coniugare gioco e relax, nei miei programmi, ad esempio, non ci sono momenti di tensione o volo di piatti e stoviglie. Anche a Miss Italia Chef ho giocato ma, come sempre, ho cercato di fare cultura del cibo, di portare le ragazze a preparare i piatti e a capire realmente quali siano le cose buone, e soprattutto sane, da mangiare.

Ti abbiamo sentito dare preziosi consigli alle Miss…
Sì, infatti. Come faccio sempre con chi si approccia alla cucina, cerco di dare delle indicazioni su come fare la spesa, perché come amo dire: Se sai fare bene la spesa, il miglior ristorante è casa tua!”. Oggi, invece, si è perso purtroppo un po’ di equilibrio naturale in cucina, perché tutti gli ingredienti sono disponibili tutto l’anno, mentre chi va a al supermercato dovrebbe conoscere quali sono i prodotti di stagione e quali no.
Tra qualche anno, queste giovani Miss andranno a vivere da sole e, molto probabilmente, si troveranno a fare la spesa: mi auguro che in quelle occasioni si ricordino dei miei consigli.

Sei stato un giudice indulgente con le Miss?
Io sono sempre buono, poi con le belle ragazze ancora di più.

Quali caratteristiche avrà la prima MissItalia Chef?
Posso dire che solo chi si è messa in gioco fino in fondo porterà a casa la fascia.

Amabile Amato




DAL 3 al 9 SETTEMBRE ci attende “La Casa di Miss Italia”

La Casa di Miss Italia è l’area hospitality del Concorso Nazionale Miss Italia, giunto quest’anno alla sua 78esima edizione. Da un’idea di Vincenzo Russolillo, per Gruppo Eventi questa è un po’ la Casa di tutte le “Case”: è da qui, infatti, che, molti anni fa, è partito il format poi rivisitato, ampliato e ampiamente riconosciuto e apprezzato in tutte le più importanti rassegne legate al mondo del cinema, della cultura e dello spettacolo italiano ed internazionale. Parliamo ovviamente di Casa Sanremo, che quest’anno ha visto la sua decima edizione o, ancora, delle aree hospitality che negli anni hanno dato un prezioso supporto a rassegne come i Premi David di Donatello, i Nastri d’Argento, la Mostra del Cinema di Venezia, il Festival del Cinema di Roma, il Lucca Summer Festival solo per citarne alcune.
Sempre con la filosofia che ci contraddistingue, quindi, anche per gli ospiti che arriveranno a Jesolo in vista della kermesse di Miss Italia, abbiamo riservato un’atmosfera accogliente, ma allo stesso tempo elegante, “di gusto”, che stia alla perfezione all’interno dell’evento italiano che celebra la bellezza per eccellenza.
Nascono così, ad esempio, i Food Educational battezzati per l’occasione dal nostro Fofò FerriereLa Bellezza del Gusto Italiano”, dove verranno raccontati i segreti e le curiosità dei migliori prodotti della nostra nazione. Per non deludere nessuno, poi, abbiamo preparato anche i Laboratori di Gusto, dove scoprire tante nuove ricette, con un occhio particolare ai dolci della tradizione.
In tema con i viaggi che le varie Miss hanno fatto in giro per l’Italia, nelle diverse selezioni regionali, abbiamo pensato ai Viaggi di Gusto, appuntamenti in cui saranno protagoniste le eccellenze enogastronomiche italiane, in particolare quelle di: Veneto, Puglia, Campania e Basilicata.
Sapori e Musica, invece, sarà un piacevole appuntamento pre-serale dove le degustazioni dei vari territori saranno accompagnate da momenti di musica live a tema, con brani selezionati dai repertori musicali regionali.
Parallelamente a tutte queste attività, studiate per fare anche “cultura” del cibo oltre che soddisfare il palato, Dispensa Italiana si occuperà di deliziare le 30 Miss finaliste che tra un impegno e l’altro staccheranno la spina a La Casa di Miss Italia, insieme a addetti ai lavori, giornalisti e sponsor del Concorso che saranno in Casa in occasione delle conferenze stampa ufficiali e dei momenti di intrattenimento previsti.
Il taglio del nastro è previsto domenica 3 settembre alle ore 20.00 alla presenza di Patrizia Mirigliani, la Patron del Concorso Nazionale Miss Italia, del Sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, di Rachele Risaliti Miss Italia 2016, delle 30 Miss finaliste e del Presidente del Consorzio Gruppo Eventi Vincenzo Russolillo.
Per non perdere neanche un appuntamento e restare sempre aggiornati su quanto accade nella Casa seguiteci sul nostro blog e sulle Fan Page ufficiali su Facebook, La Casa di Miss Italia, Consorzio Gruppo Eventi e Dispensa Italiana, naturalmente, ne vedremo delle belle!

Amabile Amato




Al Lucca Summer Festival la Pizzeria d’autore con Petra Farine

Dove la farina diventa arte” recita il pay-off di Petra Farine, marchio che ormai identifica tutta la produzione di Molino Quaglia: farine 100% naturali, realizzate con grano 100% italiano, proveniente da agricoltura sostenibile integrata. Come arte della macinazione, della panificazione, della pizza incontrino e si sposino con tutti gli altri tipi di arte, ce lo spiega Piero Gabrieli, Martketing Manager di Molino Quaglia, che abbiamo intervistato in occasione della partnership tra Petra Farine e Gruppo Eventi durante il Lucca Summer Festival:

Qual è la filosofia che sta dietro Petra Farine?
Tutto ha inizio nel 2006, quando abbiamo dato vita all’idea di lanciare, parallelamente al prodotto, tutta una serie di attività di comunicazione che, da un lato, fungessero da promozione e, dall’altro, da formazione vera e propria, insegnando alla gente come fare per poter utilizzare al meglio le nostre farine. La nostra originalità, che ci contraddistingue ancora oggi, sta nell’interpretazione del concetto di buon utilizzo della farina che, come lo intendiamo noi, vuol dire saper scegliere il grano più adatto per creare una farina con determinate caratteristiche nutrizionali, che ci faccia ottenere cibi più digeribili e più leggeri e, quindi, che ci faccia capire qual è la farina più adatta in relazione al tipo di prodotto che vogliamo ottenere, con un’attenzione particolare all’aspetto nutrizionale.

C’è un team dedicato a questa specifica attività all’interno dell’azienda?
Abbiamo un laboratorio vero e proprio che gestisce moltissimi progetti tra cui una scuola, l’Università della Pizza, che nel tempo è diventata famosa per i suoi corsi, però la cosa che mi preme sottolineare, per cui ci differenziamo dagli altri produttori, è che noi siamo partiti individuano uno stile di alimentazione “più sano”, quando questo concetto, più di 10 anni fa, non era ancora così diffuso. Ora, invece, anche le fasce di consumatori più giovani, quando mangiano fuori, sono attente alla salubrità degli alimenti, perciò siamo partiti da queste considerazioni per poi andare a ritroso e chiederci: come dobbiamo fare la farina? Quale grano dobbiamo scegliere? È stato un procedere alla rovescia, partire dal consumatore per arrivare all’agricoltore.

In undici anni la vostra azienda è cresciuta tanto: oggi come siete organizzati?
Abbiamo due unità di produzione: una è il molino che trasforma il grano in farina e che, a monte, ha un team di tre persone che segue direttamente agricoltori in ogni fase (una parte dei cereali raccolti, ad esempio, prima di essere macinata, viene fatta germogliare perché produciamo anche dei germogliati); alla fine di tutto il processo, poi, troviamo il team che si occupa di comunicazione (organizzazione corsi, eventi, contenuti, ecc.), tenendo presente che la nostra è una sezione marketing molto “forte”, in quanto vi lavorano 12 persone.

Tornando all’Università della Pizza e agli altri vostri numerosi progetti: come nascono e come si articolano queste iniziative?
Abbiamo un progetto che riguarda il mondo del pane, inteso come una componente di una bakery più moderna, dove si possa pranzare, magari acquistando un panino gourmet, o un dolce particolare, che abbiamo battezzato “bread religion”. Partito nel 2013, per questo progetto durante l’anno organizziamo un tour con varie tappe in tutta Italia, una ventina circa.

Come nasce la partnership con Gruppo Eventi che vi ha portato al Lucca Summer Festival?
Proprio con bread religion, abbiamo avuto una prima esperienza dove abbiamo abbinato cucina e musica: abbiamo organizzato un palco su cui si svolgevano dei concerti e, intorno, vi erano tutta una serie di postazioni dove chef stellati e panettieri qualificati proponevano “in diretta” i propri panini. Durante la serata, lo chef di turno saliva sul palco e dava vita ad un interessante dialogo con il musicista. Altra iniziativa ha riguardato dei video dove, di volta in volta, c’era uno scambio di opinioni tra un pizzaiolo e un musicista e, poi, da qui, abbiamo avuto contatti con un festival musicale, Collisioni a Barolo, e abbiamo instaurato una collaborazione che dura ormai da 4 anni.
Quindi quando c’è stata l’occasione di una partnership con Gruppo Eventi, abbiamo accolto l’iniziativa ben volentieri, perché, ripeto, per noi l’abbinamento cibo-musica è un qualcosa di naturale, tra l’altro il nostro pay-off recita proprio “Dove la farina diventa arte”, perché periodicamente abbiamo creato occasioni di incontro con altri tipi di arte, con la ceramica, ad esempio, la danza, la pittura e la scultura, ma la musica resta sempre quella più ricorrente, e l’aspetto artistico l’abbiamo fatto diventare sempre parte delle nostre attività.

Avete debuttato al Lucca Summer Festival nel concerto di Robbie Williams: per la sua azienda quale opportunità deriva da questo evento?
Come azienda mi aspetto di veicolare la qualità del nostro prodotto abbinandolo ad uno spettacolo fatto di musica di qualità. È interessante perché la musica viene seguita da tante persone che, proprio in quanto amanti di quest’arte, hanno una certa attenzione alla qualità in generale, anche in altri settori, e, quindi, abbinare la nostra farina a questo evento dove si veicola la musica di qualità ci porta sicuramente a contatto con persone “sensibili” anche nei confronti della scelta dei cibi.

Gruppo Eventi gestisce le hospitality dei più grandi eventi, nazionali e non, che si tengono in Italia: la rivedremo anche in altri contesti, come Miss Italia e a Casa Sanremo?
Mi auguro di sì, auspico che questo di Lucca sia il primo step per una collaborazione più stretta.

A quale personaggio vorrebbe fa assaggiare la sua pizza più di tutti?
Mi piace sognare che anche i Rolling Stones possano assaggiare ed apprezzare la nostra pizza.

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Dispensa Italiana continua l’avventura al Lucca Summer Festival

Dopo gli Imagine Dragons, i Green Day, il Maestro Ennio Morricone che a Lucca ha fatto tappa per il suo The 60 Years Of Music World Tour, il concerto di Erykah Badu e Mary J.Blige nell’unica data italiana e la performance di J-Ax & Fedez, al Lucca Summer Festival 2017 tutto freme nell’attesa dei grandi concerti di Robbie Williams, Il Volo, i Kasabian, Luis Fonsi e un’altra esclusiva italiana con Macklemore & Ryan Lewis.
In mezzo a tutti questi grandi della musica internazionale, Dispensa Italiana ha il delicato compito di curare in toto il food nell’area hospitality del festival musicale più importante dell’estate italiana. Artisti in attesa dell’esibizione, giornalisti, discografici, addetti ai lavori ma anche grandi nomi dello spettacolo accorsi a Lucca per godersi della buona musica, sono solo alcuni delle migliaia di ospiti che, in questi giorni, stanno vivendo con piacere e gusto l’area ospitalità, la cui responsabilità è affidata alla maestria di Fofò Ferriere che, insieme al suo braccio destro lo Chef Antonio Cascone, coordina la task force formata dallo Chef  Resident Marco Tortoriello coadiuvato da Fabiola Garofalo e il responsabile di sala Saverio Falabella. Tutto il gruppo di lavoro, ogni giorno, è impegnato ad offrire un servizio eccellente agli ospiti che, nel pre e nell’after show, si deliziano con moltissime preparazioni, tra cui spiccano tanti prodotti street food. Un’iniziativa davvero di successo, come commenta lo stesso Fofò: “Sono particolarmente entusiasta della nostra partecipazione al Lucca Summer Festival per cui abbiamo pensato dei menù che attraversino le più buone tipicità regionali italiane, con un occhio particolare alla nostra terra di provenienza, la Campania, da cui abbiamo preso le biodiversità più caratteristiche, come ad esempio il pomodoro San Marzano o il piennolo per condire la nostra pasta al pomodoro fresco oppure le pizzelle fritte. Tra le sfiziosità più gradite agli ospiti, oltre al famoso “cuoppo” fritto, un trionfo vero e proprio hanno avuto gli spaghetti a “vongole fujute”, tipica ricetta napoletana e quelli cacio e pepe, direttamente dalla tradizione romana”.
Nello skybox, un’area ancora più esclusiva all’interno dell’area riservata, poi, ospiti vip e relativi entourage possono rinfrescarsi degustando frutta e spumante.
Tra gli sponsor dell’iniziativa troviamo marchi sinonimo di eccellenza italiana che, ormai, con Gruppo Eventi hanno un rapporto che si è consolidato negli anni, evento dopo evento: Pasta De Cecco, IGreco per il vino e Gli Autentici – Salumificio Reggiano per tutto quanto riguarda i salumi. Il concerto di Robbie Williams, poi, vedrà un’altra importante novità: l’allestimento di una vera e propria pizzeria curata per l’occasione da Petra Farine.
Continuate a seguirci anche sulla nostra pagina Facebook, vi terremo costantemente aggiornati su tutto quello che stiamo vivendo a Lucca, offrendovi, come sempre, un punto di vista speciale sul “dietro le quinte” dei più grandi spettacoli italiani.

Amabile Amato

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L’Olio di Oliva nella storia – Seconda parte

Nell’articolo precedente sull’olio di oliva, abbiamo visto come nasce questa pianta, i miti che la riguardano e, soprattutto, perché, da sempre, è simbolo di pace. Scopriamo, invece, insieme, come dall’Antica Grecia questa pianta arriva in Italia, nella nostra terra, diventandone una delle colture principali e, attualmente, più antiche.

L’ulivo nell’Antica Grecia

Solone (640-561 a.C.), poeta, legislatore e arconte (uno dei nove capi ateniesi), fece piantare un gruppo di ulivi e fu famoso, nella legislatura del 594, per aver promosso l’olivicoltura ponendola sotto la protezione di Zeus. Un’ennesima leggenda vuole che Alliroto, figlio di Poseidone, al fine di vendicare la sconfitta paterna, avrebbe tentato di abbattere questi alberi con un’ascia che gli sarebbe sfuggita e lo avrebbe ucciso. Secondo un’altra versione, Alliroto sarebbe stato colpito dal fulmine di Zeus.
Nella norma emanata da Solone, valida per tutta l’Attica, veniva vietato l’abbattimento di ulivi. In caso di estrema necessità e per la costruzione di aree votive, il numero di alberi da abbattere non doveva superare le due unità all’anno. Anche in un’orazione di Lisia troviamo cenni a leggi sulla protezione dell’olivo.

L’ulivo nel bacino del Mediterraneo

In paesi come Palestina, Siria e Creta, luoghi di origine delle più antiche civiltà, si sviluppò la prima olivicoltura. Da lì, l’ulivo si diffuse nel Mediterraneo da oriente ad occidente. Tale diffusione avvenne in più fasi.
La prima
, e la più nota, coincide con il periodo che va dal 5000 al 1400 a.C., raggiungendo l’apice dopo il 2000 a.C. quando l’ulivo da Creta si propaga in Siria, Palestina, Israele. Le relazioni commerciali e l’applicazione del “know-how” nell’olivicoltura portarono a nuovi territori da sfruttare con modeste aree nell’odierna Turchia meridionale, Cipro ed Egitto.
Intorno al 1500 a.C. inizia la seconda fase che comporta la diffusione in tutta la Grecia e nelle sue isole, tranne Micene ove questa diffusione si fermò intorno al 1100 a.C..
Anche le colonie greche furono investite dalla diffusione dell’ulivo a partire dall’ VIII sec. a.C., quando i Greci cominciarono ad espandersi nel Mediterraneo e a fondare colonie in Sicilia nell’Africa settentrionale e nella Francia del sud.

L’ulivo e l’olio nell’Antica Roma

Presso gli antichi popoli italici, l’olivo simboleggiava la fertilità dell’uomo e della terra, e anche a Roma era venerata come pianta sacra. È abbastanza facile comprendere perché questa pianta abbia attraversato i secoli rivestita di un’aura di sacralità: l’olio non solo serviva come condimento, ma la sua morchia bruciata era ricca concime, gli oli più pesanti davano luce alle lampade, mentre il suo legno prezioso poteva essere bruciato solo sull’altare degli dei. E l’olivo si lega così indissolubilmente al progredire della civiltà mediterranea.
Durante il I sec. a.C., nelle terre romane del bacino mediterraneo, si coltivano olivi e viti con tecniche d’avanguardia.
L’ulivo venne così piantato in Italia meridionale e in Africa settentrionale. Le coltivazioni già esistenti vennero invece ammodernate e ingrandite. Tra il 700 e il 600 a.C., l’albero si diffuse nella Cirenaica libica e in Francia meridionale. Anche i Fenici, particolarmente attivi nella coltivazione e trasformazione dell’ulivo selvatico, piantarono uliveti nei loro fondi introducendoli verso l’850 a.C. a Cartagine. Secondo Plinio (XV,8), l’Italia della metà del I sec. d.C. possedeva tanto ottimo olio e di poco prezzo da superare tutti gli altri paesi.
A quei tempi passava un certo periodo tra la raccolta e la molitura al torchio (torcularium): questa avveniva in un locale ove si trovavano le macine (mola olearia o trapetum) e la pressa (torculum). Non era possibile evitare un periodo di giacenza di alcuni giorni nel magazzino (tabulatum). Se questo non era dannoso per le olive sane, certamente lo era per quelle infestate da insetti o ammaccature. Oggi passano al massimo 48 ore tra la raccolta e la molitura o macinatura e, quindi, torchiatura della pasta.

L’ulivo e l’olio dal Rinascimento ai giorni nostri

Ecco dunque l’olivo affacciarsi al secolo XIV da protagonista, raffigurato rivestito delle antiche simbologie nella splendida iconografia del tempo, e il Rinascimento lo trova insieme alla vite, gran protagonista dell’agricoltura. Il governo mediceo a Firenze darà impulso all’olivicoltura concedendo gratuitamente grandi estensioni di terreno collinare a chi le coltivi e l’olio toscano è così già famoso nella penisola.
Il sec. XVIII è il secolo d’oro per l’olivicoltura nazionale: l’Italia risulta essere la produttrice del miglior olio che si trovi sul mercato europeo, tanto che durante questo secolo e nel successivo, si fanno sempre più estese le terre convertite all’olivicoltura, cui attinge non solo il settore alimentare, ma anche la nascente industria conserviera, quella dell’illuminazione, della saponificazione, e altre.
In questo periodo si notano ingenti investimenti di capitale nell’olivicoltura, che si fa sempre più impresa trainante dell’economia dovuta anche all’ampliarsi del commercio verso paesi sprovvisti del famoso prodotto, molti dei quali lo impiegano anche nell’industria tessile.

Il XX secolo, con l’arrivo delle nuove tecnologie, ha visto notevolmente semplificato il lavoro di raccolta e di molitura, consentendo prezzi migliori ed una più rapida diffusione del prodotto.
Oggi l’olio di oliva è rimasto una pietra miliare nell’alimentazione mediterranea, guardato con sempre maggior rispetto dalla dietologia moderna. Questa ci ha insegnato che usato con intelligenza, l’olio extravergine di oliva è il condimento sano per eccellenza.
I nostri antenati di questo ignoravano tutto, ma ne avevano fatto il condimento base della propria alimentazione, povera sì, ma sana ed esaltata nei sapori e nei profumi dei prodotti della terra.
Sapori e profumi che assimilano oggi, come allora, le diverse cucine di tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo.

Fofò Ferriere
Gennaro Fierro

Foto © FreeImages.com/Incomode Incomode




Dispensa Italiana ai Nastri d’Argento 2017

Una gallery di alcuni dei momenti più magici che abbiamo vissuto in questa 71esima edizione dei Nastri d’Argento, con Gruppo Eventi al fianco del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici.

Dalla conferenza stampa al Pre-show, all’After-show, nella magnifica cornice del Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina, ogni momento è stato speciale, trascorso con entusiasmo insieme a illustri personaggi del jet-set nazionale e non solo.
Dal Galà Dinner in poi, la serata ha brillato di stelle, sopra e sotto il cielo.

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